Il Servo Muto
Presentazione
Questa breve ma intensa opera prima di Marco Michelotti mostra la vita attraverso la passione dei ricordi, come un qualcosa dove si posano e lasciano nostalgie, speranze ed emozioni, rimpianti e aspettative, amori e affetti, dolori e gioie.
La simbologia del piccolo appendi abiti di un tempo è peraltro molto visiva: su di un legno scarno ed essenziale si posano di volta in volta i vari momenti della nostra vita, che arrivano, si trasformano e passano in un incessante scorrere quotidiano.
Questo libro, dinamico, poetico e pittorico, mostra tutta la difficoltà di condivisione del sentire, lo spaccato di sogni che si mescolano alla realtà, i treni della vita perduti per sempre e le occasioni che non si ripeteranno, ma che ci aiutano comunque a crescere nel percorso che abbiamo intrapreso.
Nerella Petrini





Postfazione
Quando l’autore mi parlò per la prima volta di questo piccolo libro, rimasi molto colpita dall’immagine originale ed efficace, che lui aveva scelto: un appendi abiti di legno che si usava molto nei tempi passati nelle camere degli adulti e che veniva chiamato “Il servo muto”. Da qui il titolo consequenziale di pari efficacia.
Perché chi scrive scrive?
Veramente non lo so ma voglio azzardare un’ipotesi. Io credo che chi scrive raramente lo faccia per raggiungere la fama o il successo o l’immagine, e neppure per aggiungere fascino alla sua personalità: io credo invece che chi si avventura in questa prova lo faccia per avere di sé stesso una traccia. In tempi ormai passati lo scrivere era privilegio di pochi, soprattutto delle fanciulle che, in attesa di sposarsi, passavano tanto tempo a scrivere il loro diario che di nascosto le mamme leggevano, scoprendo così tutti i loro segreti.
Oggi tutto si volge all’esterno, tutto e subito, senza sforzo, e tutto ci allontana dagli attimi di riflessione. Ma non per questo i significati cambiano.
La vita scorre inesorabilmente e dopo poco non siamo più bambini, né adolescenti, né giovanissimi e così via, e spesso di tutto questo non ci resta niente, neppure i ricordi che così facilmente svaniscono. Ebbene chi scrive non ha paura di questo e non ha paura di restare senza il suo passato, perché attraverso le parole, incancellabili perché scritte, conquista a sé stesso il privilegio di tenere raccolte nel suo cuore tutte le tracce di sé.
Cristina Nesti